Il trittico è costituito da tre pannelli, la cui parte superiore è cuspidata con immagini dipinte, mentre la parie inferiore è mancante della predella e di tutta la struttura architettonica dentro la quale erano inserite le tavole. La lettura iconografica dell’opera è resa difficile dalle sue pessime condizioni conservative che hanno compromesso gran parte della leggibilità delle figure, in particolare la Madonna con Bambino del pannello centrale, dei quali sono andati perduti completamente i lineamenti dei volti. Rimangono invece sorprendentemente quasi infatti i visi di alcuni angeli e santi disposti nei pannelli laterali e il bellissimo volto dell‘Annunciata sulla cuspide destra.

Nel pannello centrale è raffigurata la Madonna in trono col Bambino, ai lati coppie di due angeli di cui si conserva ancora la cromia fiammeggiante dei capelli, il delicato sfumato degli incarnati e la doratura delle aureole, sorreggono, dietro alla Vergine, un drappo di broccato rosso su sfondo dorato. Nella cuspide è raffigurato al centro di una mandorla, sorretto da due angeli in basso e da un serafìno in alto, il Cristo Pantocratore, dal volto quasi illeggibile, che regge con la mano sinistra un libro recante la scritta “EGO SUM LUX MUNDI”. Seguono le lettere sempre in caratteri gotici “U A LI” di incerta interpretazione.

Nel pannello di sinistra, incorniciati tra due cuspidi ogivali, sono raffigurati San Giovanni Battista e San Tommaso caratterizzato dalla lunga capigliatura bionda ricadente sulle spalle.

I due santi, raffigurati quasi contrapposti, paiono tenere tra le mani un unico cartiglio che contribuisce a creare un’unione ideale e spaziale tra le due figure, dove rimangono leggibili le  lettere  “[EC]CE  AG[NUS] . . .”. Nella tavola destra è rappresentato S. Ansano che regge con la mano destra uno stendardo e con la sinistra la Palma del martirio, . Nella stessa tavola, a destra è dipinto San Biagio con piviale e mitria verdi ed in mano il cardo con cui fu torturato . i volti dei die santi hanno conservato buona parie delle foro fisionomie e alcuni particolari come la definizione “concentrica  della capigliatura e della barba di San Biagio o il delicato sfumato dell’ incarnato del Sant’Ansano.

Nella cuspide sommitale sinistra la figura dell’angolo annunziante è raffigurata di profilo nell’ atto dell’annuncio alla Vergine, dipinta specularmente nella cuspide destra, la cui figura appare miracolosamente intatta nella delicata cromia del volto e della bionda capigliatura, mentre porta le mani incrociate sul petto a indicare il fiat finale.

Il trittico era in origine posto nell’ abside della chiesa, ma già nel 1905 Carlo Stiavelli ricorda che esso era stato trasferito a Firenze, perché in pessime condizioni e da sottoporre a restauro; veniva comunque registato dallo studioso come una pregevole opera del Trecento. “Nell’abside, dietro al maggiore altare, era un trittico in pessimo stato, calcinato e caduto quasi totalmente, ma importantissima opera del secolo decimoquarto che oggi si trova in restauro a Firenze” ( Stiavelli 1905, p. 106).

Dalle carte dell’Archivio Storico della Soprintendenza (ASTUC FI, Al /01 G4, 1895), si ricava che nell’aprile 1893 il pievano padre Lazzaro Lazzarini chiese all’ Ufficio Regionale per la conservazione dei Monumenti della Toscana, di provvedere — come convenuto — al restauro del trittico “per porlo sull’ altare maggiore”, nell’ imminenza della conclusione dei lavori di recupero all’ interno della chiesa il 10 luglio 1893 l’ispettore Bernardini dei Monumenti e Scavi di Pescia comunicava all’Ufficio Regionale per la conservazione dei Monumenti della Toscana di aver ricevuto una cassa contenente “il trittico che codesto Ufficio ha stabilito doversi restaurare. . .” Dalla nota dell’ Ispettore si ricavano diverse informazioni: l’opera era stata trasportata all’ interno di una cassa su indicazione dell’architetto Castellucci dell’Ufficio Regionale per la conservazione dei Monumenti di Firenze, dove si prevedeva di consegnarla dopo pochi giorni, il 12 luglio.

Purtroppo da quella data non si hanno notizie documentate riguardo l’opera e i suoi diversi passaggi nei depositi fiorentini anche se, dal particolare e accentuato degrado, è palese che essa subisce l’alluvione del 1966 e che nel 1985, quando viene compilata la scheda di catalogo OA, l’opera risulta conservata presso il deposito del Rondò di Bacco di palazzo Pitti. Attualmente il trittico si rrova presso il Centro Restauri Piacenti di Prato.

Le pessime condizioni della pellicola pittorica  impediscono una completa lerrura formale dell’opera che presenta evidenti caratteri tardogotici nella struttura lignea con pinnacoli e guglie polilobate. I lacerti dipinti, lasciano intravedere un’accesa cromia di alcuni particolari come la capigliatura degli angeli e le vesti di alcune figure che hanno portato ad accostare l’opera all’ ambiente artistico che gravitò intorno a Lorenzo Monaco (Bambi, Simari, ASTUC FI, scheda OA n. 09/00 162729, 1985) .

Se il trittico proviene dall’ ambiente tardogotico del pesciatino che dipendeva sia politicamente sia culturalmente da Firenze, si possono individuare alcune personalità presenti in quel territorio come Angelo Puccinelli, Francesco di Andrea Anguilla e Antonio Vite che si forma sulle fonti fiorentine di Agnolo Gaddi e del quale risulta documentata una sua collaborazione con Nanni di lacopo pistoiese (Pisani, 1998, pp. 99-105). Alcuni testi pittorici di quest’ultimo  artista  possono  rimandare a certi particolari dell’opera di  Castelvecchio,  in  particolare gli affreschi de La predica La lapidazione di Santo Stefano nella cappella Bracciolitii delle Api nella chiesa di San Francesco di Pistoia, eseguiti allo scorcio dcl XIV secolo, precedentemente attribuitì al Maestro della cappella Bracciolini  e da Federico Zeri assegnati a Nanni di lacopo pistoiese (Neri Lusanna, 1993, pp. 1 60-164).  A questi dipinti sono facilmente accostabili un’altra serie di opere, di sicura attribuzione in quanto firmate, come il Trittico della collezione Agenew & Sons di Londra e lo scomparto centrale di polittico della di Madonna con Bambino e angeli conservato nel  Museo  Nazionale di palazzo Venezia. Sicuramente i dati formali più affini all’opera di Castelvecchio sono quelli rilevabili negli affreschi della cappella Bracciolini di Pistoia e nel Trittico di Sant’Anna Mentrerza e Santi, conservato nella chiesa di San Francesco di Pescia, un tempo attribuito ad Angelo Puccinelli e ora inserito nel catalogo di Nanni di lacopo .

È molto affine infatti  il modo di trattare la capigliatura e l’attaccatura della barba sia nella figura maschile canuta raffigurata a sinistra nella Lapidazione di S. Stefano che nel S. Biagio di Castelvecchio e nel San Domenico dello scomparto destro del trittico di Pescia, che riporta anche la stessa punzonatura dell’aureola dei santi di Castelvecchio.

Si possono apprezzare altre analogie come le ombreggiature e    fondi assegnati ha imposto di escludere quest’opera che pure con altri personaggi di Nanni di Jacopo, dai citati affreschi di Pistoia ai Santi Giacomo Maggiore e Giovanni Evangelista, scomparto di trittico conservato al Museo Nazionale di palazzo Venezia.

Il trittico smembrato composto da tre pannelli era stato inserito negli elenchi delle opere da restaurare con i Fondi Lotto e nella relativa prima perizia, ma purtroppo l’incisivo taglio ai fondi assegnati ha imposto di escludere quest’opera che pure versava  in  condizioni  di  tragico  degrado  dai  programmi  di restauro previsti, essendo molto alti i costi di un intervento anche soltanto conservativo. Le sole operazioni effettuate sono state la disinfestazione, la spolveratura e la messa in sicurezza delle parti soggette a perdita. Attualmente l’opera è stesa in piano, presso lo Studio Piacenti di Prato, e si programma un progressivo, ma lento intervento almeno conservativo. Anche se il trittico non sarà ovviamene recuperabile nell’ integrità delle raffigurazioni e delle eleganti carpenterie andate perdute, si potrà comunque riacquistare un’importante memoria storico-artistica che, sebbene profondamente segnata e compromessa, costituisce un documento da conservare. Nel dicembre 2018, in occasione del concerto di Natale il Maestro Stefanelli Claudio di Pescia, fece la proposta alla parrocchia di riproporre una copia del trittico appartenente alla Pieve. Con Roberto Flori, appartenente al Consiglio parrocchiale, nell’ aprile 2019 si recava presso lo Studio Piacenti di Prato per fare le rilevazioni e verificare lo stato del trittico originale.

Grazie ad offerte, l’ impegno della Parrocchia di Castelvecchio e la collaborazione di alcuni allievi della Scuola Comunale di Disegno di Pescia, poco dopo sono iniziati i lavori per la ricostruzione della copia del trittico. Inaugurata il 1 dicembre 2020, in occasione della ricorrenza di S. Ansano, alla presenza del Vescovo Pescia Mons. Roberto Filippini, del Sindaco Oreste Giurlani, la copia fa bella mostra nella sua sede originale della Pieve, ubicata sopra un vecchio bancone da sacrestia nell’ abside della navata centrale.

Per l’ occasione il tradizionale concerto di Natale e’ stato eseguito dalla Banda “Gialdini” di Pescia.